v'era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà...". Biologicamente il mito di Aristofane troverebbe una spiegazione in un primo essere vivente ermafrodita. Possibile? Credibile. Nella Genesi, partendo da Adamo si arriva ad Eva. Sempre scissione è. Oggi, anche se non fatto, sarebbe possibile lavorare sui geni o sulle divisioni cromosomiche e dal punto di vista delle manipolazioni se Adamo. Primo e unico, fosse stato un xxy togliendo una x si avrebbe Adamo maschio e togliendo il cromosoma y si avrebbe Eva. Più semplice del creare un essere vivente ex novo da una costola... Tornando con i piedi per terra, si può passare una vita cercando l'anima gemella. Siamo quasi otto miliardi mentre all'epoca di Aristofane eravamo meno di un milione su tutta la Terra. Non è detto che la si trovi, qualcuno non accetta soluzioni alternative ma i più sì. Non so se fanno bene, certo bisogna credere anche nella reincarnazione per avere la certezza di trovare quella metà che magneticamente si aggancia indissolubilmente a te e senza nemmeno parlare... Due, tre vite forse non bastano. Le alternative comunque terminano quando la candela della passione si spegne.
La vita insegna a saper dire "non fa niente".
In ogni pagina della mia vita, ho nascosto un petalo di te.
Ricorda: non rimandare a domani quello che puoi amare oggi, perché anche i sentimenti si stancano di aspettare.
La donna sa il fatto suo, il guaio per l'uomo è che sa anche i fatti suoi.
Chicco di riso
Il centro dell'universo –
Mangia ancora.
Immersa nel tuo odore,
io divento in un attimo
padrona del tuo tempo.
Le tue meni su di me,
e tu diventi il mio tempo in un attimo.
Quella tua camicia bianca,
il profumo della tua pelle
e il tuo sorriso ammiccante
mi lasciano senza respiro.
Il mio cuore e la mia mente
si fondono e si confondono
nel mio corpo che vibra
solo al contatto.
Le tue labbra sottili e le tue mani
sulla mia pelle fredda mi scaldano e
mi lasciano lentamente
senza difese.
Con gli occhi chiusi sento dentro me
il calore del mio mondo inesplorato
e senza parole
ascolto il puro piacere
dilagare come l'alta marea.
Laura Eusebio
Dortmunder
Nella magica penombra omerica
oltre la guglia rossa di santuario
io nullo lei scafo regale
di fretta verso la luce viola verso l'esile musica K'in della mezzana.
Lei mi è davanti nel padiglione illuminato
a reggere le schegge di giada
lo sfregiato segnacolo della calma dei puri
gli occhi gli occhi neri finché l'oriente plagale
non risolverà la lunga frase della notte.
Poi, come un rotolo, piegata,
e la gloria della sua dissoluzione ingrandita
in me, Abacúc, feccia dei peccatori.
Schopenhauer è morto, la mezzana
mette da parte il suo liuto.
Samuel Beckett
La vita insegna a saper dire "non fa niente".
In ogni pagina della mia vita, ho nascosto un petalo di te.
Ricorda: non rimandare a domani quello che puoi amare oggi, perché anche i sentimenti si stancano di aspettare.
La donna sa il fatto suo, il guaio per l'uomo è che sa anche i fatti suoi.
Chicco di riso
Il centro dell'universo –
Mangia ancora.
Immersa nel tuo odore,
io divento in un attimo
padrona del tuo tempo.
Le tue meni su di me,
e tu diventi il mio tempo in un attimo.
Quella tua camicia bianca,
il profumo della tua pelle
e il tuo sorriso ammiccante
mi lasciano senza respiro.
Il mio cuore e la mia mente
si fondono e si confondono
nel mio corpo che vibra
solo al contatto.
Le tue labbra sottili e le tue mani
sulla mia pelle fredda mi scaldano e
mi lasciano lentamente
senza difese.
Con gli occhi chiusi sento dentro me
il calore del mio mondo inesplorato
e senza parole
ascolto il puro piacere
dilagare come l'alta marea.
Laura Eusebio
Dortmunder
Nella magica penombra omerica
oltre la guglia rossa di santuario
io nullo lei scafo regale
di fretta verso la luce viola verso l'esile musica K'in della mezzana.
Lei mi è davanti nel padiglione illuminato
a reggere le schegge di giada
lo sfregiato segnacolo della calma dei puri
gli occhi gli occhi neri finché l'oriente plagale
non risolverà la lunga frase della notte.
Poi, come un rotolo, piegata,
e la gloria della sua dissoluzione ingrandita
in me, Abacúc, feccia dei peccatori.
Schopenhauer è morto, la mezzana
mette da parte il suo liuto.
Samuel Beckett