dovrò essere. Se poi intorno a me c'è il vuoto, capisco quanto vuoto riempie il mondo.
Entrai in punta di piedi, come ogni mattina di ogni santo giorno, sperando che nessuno si accorgesse della mia presenza.
Tutto o quasi uguale in questo purgatorio, anche voi come loro; tutto come sempre, eppure, mai mi accorsi di quanta e così vasta e variegata fosse la fauna presente, nell'indifferenza del confronto.
Non esisto
Oggi non esisto più.
Ho sentito cadermi i capelli, a ciocche, mentre camminavo. Mazzi di capelli come fiamme intorno a me, danzavano prima di cadere. Ho sentito cadermi gli occhi, dalle troppe lacrime scivolarono giù dalle loro cavità, per schiantarsi a terra a fissare il cielo.
Ho smesso di sentire odori quando mi si è staccato il naso e le mie labbra non baceranno più.
Ho sentito le mie dita lasciarmi le mani, prima la femminilità delle mie unghie, poi la leggerezza arcuata delle falangi. Gli anelli tintinnarono seguendole.
Cominciò a lacerarsi la mia pelle, aprendosi come un panno strappato e cadendo a brani a terra. I muscoli poi, i nervi bruciarono per ultimi.
Rimasero 206 bianche ossa; tremavano.
Cadde il cranio, si schiantò sui piedi portandosi dietro il cervello.
Caddero i polmoni, spirando l'ultimo respiro; di sollievo, parve.
Cadde lo stomaco, i reni, l'intestino, tutto.
Si frantumò lo scheletro, rumorosamente, polvere alla polvere, poche schegge a scomposte su una terra sporca di me.
Rimase il cuore, incastrato in un rimorso, sostenuto dallo stesso dolore che aveva permesso il mio disfacimento.
Battendo, cadde, schiantandosi su una costola sporgente: ultimo battito.
Silenzio.
Oggi, io non esisto più.
Francesca Alleva
Dolore dei Poeti
Il Dolore dei Poeti
è un treno bigio
che trasporta i pensieri della sera.
Il Dolore dei Poeti
è una memoria antica
che tracima dentro l'umido degli occhi.
Il Dolore dei Poeti
è un pane amaro,
un po' più dolce della felicità.
Il Dolore dei Poeti
è un disturbo della gioia,
come un sassolino dentro il cuore.
Il Dolore dei Poeti
è un gatto di gran razza
che scende dalle gambe del poeta
quando il poeta affonda nel dolore.
Giancarlo Cascini
Entrai in punta di piedi, come ogni mattina di ogni santo giorno, sperando che nessuno si accorgesse della mia presenza.
Tutto o quasi uguale in questo purgatorio, anche voi come loro; tutto come sempre, eppure, mai mi accorsi di quanta e così vasta e variegata fosse la fauna presente, nell'indifferenza del confronto.
Non esisto
Oggi non esisto più.
Ho sentito cadermi i capelli, a ciocche, mentre camminavo. Mazzi di capelli come fiamme intorno a me, danzavano prima di cadere. Ho sentito cadermi gli occhi, dalle troppe lacrime scivolarono giù dalle loro cavità, per schiantarsi a terra a fissare il cielo.
Ho smesso di sentire odori quando mi si è staccato il naso e le mie labbra non baceranno più.
Ho sentito le mie dita lasciarmi le mani, prima la femminilità delle mie unghie, poi la leggerezza arcuata delle falangi. Gli anelli tintinnarono seguendole.
Cominciò a lacerarsi la mia pelle, aprendosi come un panno strappato e cadendo a brani a terra. I muscoli poi, i nervi bruciarono per ultimi.
Rimasero 206 bianche ossa; tremavano.
Cadde il cranio, si schiantò sui piedi portandosi dietro il cervello.
Caddero i polmoni, spirando l'ultimo respiro; di sollievo, parve.
Cadde lo stomaco, i reni, l'intestino, tutto.
Si frantumò lo scheletro, rumorosamente, polvere alla polvere, poche schegge a scomposte su una terra sporca di me.
Rimase il cuore, incastrato in un rimorso, sostenuto dallo stesso dolore che aveva permesso il mio disfacimento.
Battendo, cadde, schiantandosi su una costola sporgente: ultimo battito.
Silenzio.
Oggi, io non esisto più.
Francesca Alleva
Dolore dei Poeti
Il Dolore dei Poeti
è un treno bigio
che trasporta i pensieri della sera.
Il Dolore dei Poeti
è una memoria antica
che tracima dentro l'umido degli occhi.
Il Dolore dei Poeti
è un pane amaro,
un po' più dolce della felicità.
Il Dolore dei Poeti
è un disturbo della gioia,
come un sassolino dentro il cuore.
Il Dolore dei Poeti
è un gatto di gran razza
che scende dalle gambe del poeta
quando il poeta affonda nel dolore.
Giancarlo Cascini